Se guerra in Ucraina e caro energia non cambiano lo scenario, sarà una Pasqua quasi da tutto esaurito in hotel, relais e agriturismi della Toscana, seguita da un 25 aprile altrettanto positivo. Perché la voglia di viaggiare c’è anche se ora, dopo la pandemia, deve scontrarsi coi rincari e una situazione internazionale drammatica. Sul portale di prenotazioni Booking, il 74% delle strutture toscane è al completo nel fine settimana di Pasqua (16-18 aprile), poco meno in quello successivo e lo stesso vale per il 1° maggio, che cade di domenica e quindi le prenotazioni riguardano perlopiù la notte di sabato 30.
Tra le destinazioni più gettonate la Val d’Orcia: qui l’azienda agricola Il Cavalleggero non ha disponibilità in nessuno dei tre, “e ci sono molte prenotazioni anche infrasettimanali. All’inizio avevamo molti italiani, ora anche israeliani, svizzeri, tedeschi. In questi giorni mi è stato chiesto di aggiungere due persone a una prenotazione: non avendo più posto ho cercato altrove e ho fatto fatica a trovare disponibilità” dice la titolare Valentina Cancro. Poco distante, tra le colline di Montalcino, il Relais Mastrojanni ha aperto “le prenotazioni anche per stare solo 1-2 notti nei feriali, ma solitamente ne chiediamo qualcuna in più, dalle 3 alle 7 minime ad agosto – spiega il responsabile ospitalità Elia Faccendini – . Da maggio arriveranno gli stranieri: gli americani, che sono spariti e stanno tornando, poi tedeschi, olandesi, danesi, belgi”. A confermarlo anche il San Tommaso di Pomarance, dove il titolare Sergio Ticciati racconta del ritorno “degli inglesi dopo anni. Ora ho qualche posto, ma a luglio-agosto sono al completo. Non ci sarebbe da lamentarsi se tutto andasse bene, ma chi lavora in proprio fa fatica”.
Questo è un punto importante. Perché se da una parte il turismo sembra esser ripartito, dall’altra c’è una realtà fatta di rincari e situazioni globali allarmanti: “Ci vuole il lockdown per non avere il flusso a Pasqua, ma le stagioni si costruiscono su una continuità che invece manca” dice il presidente di Federalberghi Toscana-Confcommercio Daniele Barbetti, che descrive un “clima congelato” dopo un “ritorno alle prenotazioni anche internazionali. Si percepisce la perdita di fiducia, siamo preoccupati per tutta la stagione. In momenti di crisi, purtroppo, il turismo è il primo a scontarla, e sul fronte interno l’inflazione erode le disponibilità. Servono misure sul contenimento dei costi, altrimenti si rischia di dover star chiusi con effetti sull’occupazione”.
A farne le spese potrebbero essere in primis le città d’arte, che ora vedevano il ritorno dei turisti: per Pasqua oltre l’80% delle strutture fiorentine è piena, e la situazione è buona anche a Siena e Lucca. Così chi aveva deciso di chiudere temporaneamente riapre: l’Hotel Paris del presidente di Confturismo Toscana-Federalberghi Firenze Francesco Bechi lo farà il 19 marzo e così altri, perché “la voglia di muoversi è tantissima” dice Bechi, che conferma il rallentamento delle prenotazioni anche se “cancellazioni non ci sono perché possono esser fatte sotto data: in tanti stanno aspettando di capire l’evoluzione della situazione. Il turismo vuole tutto fuorché insicurezza data da malattie, guerre, terrorismo, e che ora si va a sommare a costi drammatici con bollette quasi triplicate. Firenze è come se fosse una macchina da pista che, invece di correre in un autodromo, viaggia su una strada provinciale: abbiamo un’offerta enorme ma con una domanda ancora compressa – conclude Bechi – . Questo si ribalta sulla tenuta delle tariffe, abbiamo difficoltà a tenere quelle di sempre”.